Sedici gli antifascisti nati nell’Isola e trucidati nell’eccidio del 24 marzo 1944
di Marco Patucchi
«Aiuta la mamma a superare il grave colpo. Avverti subito il mio intimo amico perché faccia scappare gli altri compagni. State tranquilli: farò il mio dovere. Viva l’Italia libera». Ferdinando ha diciannove anni quando consegna questo bigliettino ad un poliziotto, sperando che possa arrivare in qualche modo al padre. Si trova nel commissariato di Montesacro, quartiere di Roma, dove lo hanno picchiato per estorcergli i nomi di altri antifascisti. Ma lui non arretra di un millimetro, così come non parlerà il papà Gaetano, tradito dal poliziotto. «Padre e figlio vengono rinchiusi a via Tasso, dove Ferdinando subisce ben dodici interrogatori e torture in quindici giorni, ma non cede, mentre il padre ascolta le urla dalla cella vicina».